il centro storico 

di Genova

Io vivo da più di quarant'anni nel centro antico di Genova, è stata una scelta di cui non mi sono mai pentito. Il quartiere è vivo e vitale, ricco di umanità e di cultura, dove i rapporti personali sono facili e quotidiani. Certamente come ogni quartiere ha delle criticità, problemi ed emergenze. Per me è naturale fotografare da decenni la vita, le persone, i fatti e le case, la strade e i tetti. Alcune parti del centro storico sono perdute a causa di scelte urbanistiche e sociali perverse; la distruzione è cominciata alla fine dell'800, è proseguita nel nuovo secolo, insistita durante il fascismo in aggiunta alle distruzioni della guerra e infine culminata con l'ultimo sfregio, la distruzione dell'antico quartiere di via della Madre di Dio negli anni '70 del secolo scorso. La demolizione del quartiere, compresa la casa natale di Nicolò Paganini, risvegliò le coscienze e fece nascere un movimento di difesa dell'intricato groviglio di vicoli e palazzi che contraddistingue il centro medioevale di Genova.  La vicenda di via della Madre di Dio è stata per me importante dal punto di vista della coscienza e della fotografia, infatti ho avuto la fortuna di poter fotografare gli ultimi giorni del quartiere e del suo popolo, poi la fase di costruzione del centro direzionale sulle sue rovine e poi la vita sospesa di questo agglomerato senza anima di uffici e giardini deserti. Se vi interessa andate alla pagina dedicata a via Madre di Dio.

Una strada simbolo nel bene e nel male delle contraddizioni del centro storico è via Pré, un tempo conosciuta nel mondo per la sua vivacità e i suoi traffici, legali o meno, adesso cambiata come è cambiato il mondo. Ho dedicato molto tempo a questa strada, qui trovate qualche idea per capire.

il centro storico negli anni '70  ©Adriano Silingardi
il centro storico oggi, ©Adriano Silingardi
Un audiovisivo prodotto dal Circolo La Comune di Genova nel 1976 sulla speculazione edilizia nel Centro Storico di Genova, in particolare la distruzione di via Madre di Dio.
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La sciamadda, torte e farinata©Adriano Silingardi