Luigi Fiorillo

& Federico Fiorillo

Un ritratto forse di Luigi Fiorillo, a destra invece quello (certo) del figlio Federico
n°21 L'Okelle Neuve ruines 
n°48 Le nouveau Bazar ruines 
n°85 Alexandrie. rue de la Poste italienne
Due esempi di firme e didascalie usate abitualmente, quasi sempre su banda scura in basso nella stampa.

Luigi Fiorillo, l’avventuroso fotografo di Alessandria d’Egitto

Della vita personale di Luigi Fiorillo si conosce molto poco. Sappiamo per certo che è italiano, nato a Napoli verso il 1847 ed è attivo nella seconda metà dell’800 (dal 1870 circa) in Egitto, Palestina e, più tardi, Eritrea. È certo che verso il 1870 Luigi Fiorillo arriva in Egitto e s'installa ad Alessandria dove apre uno studio. Nel 1871 espone per la prima volta le sue fotografie a Napoli (sua possibile città di origine, anche se qualcuno lo vuole veneto). Luigi muore nel 1898 ma già verso il 1890 lo studio di Alessandria cambia nome e si chiama L.Fiorillo & Fils; entra quindi in ditta il figlio Federico (nato nel 1875), il quale proseguirà anche dopo la morte del padre. Le attività dello studio sono tracciabili sino a circa il 1936. La curiosità professionale ed umana di Luigi Fiorillo lo porta a riprendere sistematicamente la vita delle città, i mestieri, i monumenti. Non diversamente dai suoi più famosi colleghi del tempo (i Bonfils, i Sébah, i fratelli Zangaki) accumula una grande quantità di lastre, contribuendo a creare un’enciclopedia visuale del suo tempo. Nel suo catalogo troviamo addirittura una serie di ritratti di Dragomanni, le guide che accompagnavano i mercanti o i primi avventurosi turisti; evidentemente lavori su commissione, pubblicità! Il fatto che Fiorillo si stabilisca ad Alessandria non è certamente casuale, la città è bella e vitale, le occasioni di lavoro sono molte. Nel 1798, all'arrivo della spedizione di Napoleone, Alessandria era un paesotto di appena seimila abitanti; lo sviluppo tumultuoso della città coincide con il periodo di governo di Mohamed Ali (1769-1849), che inizia nel 1805. Mohamed Ali crede nella modernizzazione dell’Egitto e si rivolge all'occidente per avere la tecnologia e le competenze necessarie; Alessandria diviene così a poco a poco un crocevia di esperienze, popoli e culture, uno straordinario mondo variegato di tolleranza e conoscenza. I cittadini alessandrini sono cosmopoliti, svelti nei commerci e nei divertimenti, colti e poliglotti. In città si pubblicano dozzine di giornali di lingue diverse, le famiglie borghesi viaggiano all'estro e importano in città mode e linguaggi nuovi. La città assiste all'arrivo di molti fotografi che aprono in città studi importanti, tra cui possiamo ricordare l’Atelier Ehram, A.Borgiotti, Spiro Caruana, N.Fettel, H.Léon, Andreas Reiser e molti altri. In questa città fremente di vita e traffici un uomo intraprendente come Luigi Fiorillo trova il suo habitat. Avviato lo studio, avute le prime soddisfazioni di carriera, comincia a guardarsi attorno; la vita di città non gli basta più, il vicino Oriente chiama, dietro l’Egitto tutta l’Africa chiede di essere percorsa, e Luigi non perde le occasioni; lascia la moglie a curare lo studio di Alessandria e percorre tutto il Medio Oriente, la Palestina, l’Egitto e il Sudan documentando con passione tutto ciò che incontra. Nel 1881 Luigi Fiorillo esegue un reportage sulla rivolta dell’esercito egiziano e nel 1882 è uno dei pochissimi occidentali a restare in Alessandria d’Egitto durante i bombardamenti navali degli inglesi (luglio 1882). Fiorillo fotografa sistematicamente le fortificazioni, i morti, le vie e i monumenti distrutti dalle bombe. Luigi Fiorillo raccolse le immagini delle conseguenze tragiche del bombardamento inglese dell’11 luglio 1882 e dei disordini dei tre giorni successivi in un album intitolato, non senza un briciolo di cinismo, “Souvenir d'Alexandrie: Ruines, 1882”.  Alcune di queste fotografie sono presenti nella Fototeca e riprodotte a sinistra nella pagina. L’album contiene cinquanta fotografie, si conoscono anche alcune macabre foto scattate da Luigi sul campo della battaglia di Tell-El-Kibir (13 settembre 1882), dove l’esercito inglese sconfisse definitivamente le truppe egiziane dopo il bombardamento del luglio 1882 e lo sbarco in Alessandria tre giorni dopo. Viene finalmente l’ora dei viaggi in Africa Orientale al seguito delle spedizioni coloniali dell’esercito italiano, durante le quali Fiorillo esegue alcuni significativi reportage. In particolare conosciamo le suo foto della spedizione del generale Alessandro Asinari, conte di San Marzano, compiuta tra il 1887 e il 1888 per riconquistare il terreno perso dopo la tremenda sconfitta di Dogali.  Fiorillo scrive una supplica a Francesco Crispi, Presidente del Consiglio nel 1888, in cui (parlando in terza persona) dice –“Pochi sono i fotografi che potrebbero vincere, per un simile lavoro, il clima, contrario alle operazioni fotografiche, e il deserto, che egli seppe, durante un’esperienza di venti anni di assiduo lavoro, separare, ottenendo sempre ottimi risultati”. Le parole di Fiorillo sulle difficoltà del mestiere nel deserto si comprendono alla luce delle tecniche usate all'epoca, quali ad esempio l’uso di lastre al collodio umido; il processo prevede che le lastre di vetro vengano cosparse di gelatina sensibile ed esposte prima che il composto si asciughi. È evidente la difficoltà di preparare un gran numero di lastre di grandi dimensioni lavorando nel deserto tra sabbia e polvere a temperature elevatissime! Alla fine degli anni ’80 il figlio F.Fiorillo partecipa attivamente alla vita dello studio, diversificando le attività, anche in campo editoriale. I Fiorillo collaborano spesso con alcuni colleghi, ad esempio forniscono stampe a Felix Bonfils per la sua pubblicazione, “Nazareth et ses environs”.

Alla fine degli anni ’80, probabilmente dopo la morte del padre, Federico prende il suo posto anche come socio di A.Marques e apre un nuovo studio in Assuan, per documentare i lavori del grande sbarramento sul Nilo e anche per assecondare i flussi turistici emergenti; lo studio si chiama "Marques & Fiorillo photographers & editors, Assuan". L’attività industriale della ditta al volgere del secolo comprende, oltre alle fotografie, anche la produzione di cartes postales; le serie di cartoline edite da F.Fiorillo o da Fiorillo & Marques coprono l’Egitto, il Sudan, la Grecia, in particolare il Dodecanneso, dove Federico si trasferisce, forse per i problemi causati dalla caduta dell’Impero Ottomano e del nuovo sistema politico egiziano, con la madre e la famiglia a Rodi, nell'Egeo fresco di conquista da parte dell’Italia. Federico si sposa con la francese Eugenia de Dieu con la quale ha cinque figli. A Rodi e più tardi a Lero apre uno o forse più studi, coinvolgendo i suoi figli. Le persone ritratte davanti al negozio sono da sinistra la primogenita Irma con i fratelli Bruno e Olga. Irma sposa Noel Caruana, figlio di Giuseppe Caruana, che aveva lasciato Costantinopoli per l’Egitto nel 1907 e poi aveva seguito la sorte della famiglia Fiorillo. 

Giuseppe potrebbe essere parente di Spiro Caruana, noto fotografo in Alessandria. Sappiamo che Spiro è sicuramente di lingua italiana, come confermano i cartigli delle sue fotografie. Le due famiglie continuano l’attività di fotografi, come provato da qualche cartolina firmata Fiorillo-Caruana. Vi sono documenti sull'attività fotografica di Federico, tra cui una lettera del Governatore di Lero che autorizza la produzione di una serie di cartoline dell’isola, una lettera con la quale egli chiede alla ditta Cattaneo di Genova di spedirgli due fotocamere Leica da rivendere nel suo negozio e un’altra lettera per l’acquisto di pellicole fotografiche AGFA . 

La saga fotografica dei Fiorillo si interrompe a causa delle vicende della seconda guerra mondiale, dopo la sconfitta italiana essi devono abbandonare l’Egeo e arrivano a Bari come profughi.  I discendenti di Luigi Fiorillo, oggi sparsi tra Italia, Francia e Inghilterra, che hanno cortesemente fornito notizie e fotografie, hanno anche approntato una parziale genealogia della famiglia.

Un intervento di Elisabetta Papone

Anche se attraverso modalità non comparabili, per quantità, velocità e irruenza, a quelle attuali, immagini e soprattutto fotografie dell’Egitto dovevano circolare in maniera copiosa in Europa negli ultimi due decenni dell’Ottocento. Si erano ormai affievoliti, se non spenti, gli entusiasmi suscitati dalle grandi scoperte archeologiche, che avevano nutrito e corroborato, a inizio secolo, l’interesse per quelle esotiche terre; l’Egitto e il vicino Oriente erano ormai percepiti in stretta relazione con il mondo occidentale, fatto anche di viaggi, scambi, commerci, interessi in prima istanza economici. Quanto quell’interesse fosse limpido e rispettoso della storia di quel paese e del suo popolo, è tutt’altro discorso, che non è da affrontare in queste righe. Ed è opportuno qui solo accennare al ruolo preponderante giocato dalla fotografia nel codificare, in quegli anni, un’immagine dell’Egitto facilmente esportabile e assimilabile per la cultura occidentale, grazie anche alla maturità tecnica e industriale raggiunta dal mezzo, premessa indispensabile per la sua esplosiva diffusione. Dagli anni Ottanta dello scorso secolo, come si evince dall’utilissima bibliografia posta in calce a questo volume, numerosi e fondamentali sono stati gli studi dedicati al complesso argomento. Le pagine che seguono, e che accompagnano, in un ideale itinerario, le fotografie dei Fiorillo che Adriano Silingardi ha raccolto con intelligente e più che decennale passione, vogliono fornire un ulteriore tassello al multiforme mosaico di questa affascinante storia.    

Alcuni elementi emergono con chiarezza, e inseriscono a pieno diritto Luigi Fiorillo in una storia collettiva, che accomuna tanti percorsi fotografici a cavallo tra i due secoli. Innanzitutto la sostanziale carenza di dati biografici, ricostruibili di fatto, almeno alle origini, solo rincorrendo le evanescenti tracce lasciate nella sua produzione; un’ipotetica discendenza da una famiglia di incisori, di cui è testimoniata la presenza a Napoli sul finire del XVIII secolo, in coerenza con la tradizione italiana che pone in stretta continuità le due tecniche di produzione e riproduzione di immagini; quindi l’organizzazione familiare dell’attività, che passa senza soluzione di continuità da padre in figlio, con un saldo intreccio tra relazioni familiari e interessi lavorativi che arriva alla metà dello scorso secolo; infine la spinta a cercare nuove piazze, utili all’affermazione professionale: all’inizio l’altra sponda del bacino mediterraneo, crocevia di popoli, merci e interessi, su cui l’imperialismo europeo più solido aveva da tempo puntato l’attenzione e che prometteva solidi e variati bacini di utenza, quindi, sulla scia dell’italico colonialismo, le più rassicuranti isole egee, alle quali il discendente di Luigi assicura “la più bella serie di cartoline illustrate paesistiche del possedimento”.

L’inizio dell’attività e della fortuna del capostipite Luigi è comunque ad Alessandria d’Egitto, sullo scorcio del XIX secolo già sede stabile per numerosi e acclarati studi fotografici (con i quali, stando alle preziose notizie recuperate da Adriano Silingardi, il nostro stabilisce un rapporto di sussidiarietà, più che un regime di spietata concorrenza) e dove, nel contempo, l’accelerazione del flusso informativo favorisce scambi, aggiornamenti e affermazioni a livello internazionale. Gli ultimi venti anni dell’Ottocento registrano la progressiva affermazione dell’industria fotografica, attraverso la semplificazione degli apparecchi e dei materiali per la ripresa, frutto di una produzione seriale, in tendenziale regime di monopolio, che rende sempre più agevole la riproduzione, anche fotomeccanica, e la circolazione delle immagini. L’elenco di istituti che conservano documentazione dell’attività del fotografo napoletano, opportunamente pubblicato dal curatore in appendice, pur nell’inevitabile parzialità dell’informazione, fornisce un’idea del ventaglio di azione e del ruolo ricoperto da Fiorillo nella percezione europea dell’immagine del “paese delle Piramidi”.  

L’inevitabile dimensione testimoniale della produzione si accompagna all’altrettanto imprescindibile portata commerciale. Le fotografie scattate nel 1882, all’indomani del tragico bombardamento di Alessandria ad opera dell’esercito britannico, vengono assemblate, secondo la voga del tempo, in Album, narrazioni visive compatte e coerenti e nel contempo oggetti funzionali al nascente e acritico fenomeno collezionistico; la dicitura “Souvenir”, apposta su una delle raccolte a noi pervenute, denuncia un (forse) inconsapevole ma significativo atteggiamento dell’autore o del raccoglitore, oscillante tra cinismo e semplice indifferenza. Circa vent’anni dopo il figlio Federico documenterà, con l’apparente asettica fedeltà propria dell’obiettivo fotografico, la costruzione della diga di Assuan. La progressiva affermazione del protettorato britannico trova dunque puntuale registrazione nell’attività dell’atelier Fiorillo.

Se, come è consuetudine per uno studio avviato, i soggetti sono variegati, e a scatti di carattere tecnico- industriale o squisitamente documentari, dal sapore ufficiale o cronachistico o addirittura aneddotico, si affiancano visioni d’insieme e paesaggi sapientemente ripresi secondo la consolidata tradizione prospettica, capaci di adattarsi a un mercato altrettanto sfaccettato, è l’ambizione “artistica” che fa vibrare le corde più sincere di Luigi, ancora una volta in sintonia con il comune sentire sia di tanti professionisti coevi, sia di tanti potenziali acquirenti. La tensione pittorialista è già evidente nei ritratti dedicati alla popolazione locale, eseguiti in studio con scenografici fondali, o all’aperto con inquadrature attente, sfruttando sapenti pose introspettive, viraggi o tecniche cianotipiche predilette dagli esteti; ma è consapevolmente dichiarata sia nell’istanza avanzata dal fotografo per poter seguire le truppe italiane impegnate in Eritrea, nella quale la “volontà d’arte” diventa un valore aggiunto al sentimento patriottico, sia nell’uso di un timbro commerciale, nel quale il nome della ditta campeggia all’interno di una tavolozza da pittore.

E la visione di un universo in dissolvimento, composto da figure dichiaratamente lontane, nelle vesti e nei modi, dal mondo del fotografo, intrisa di paternalismo ma nel contempo animata da  complicità e sincero interesse umano, da spettatore giocoforza passivo delle grandi, spesso crudeli, trasformazioni in atto nel territorio dove vive e lavora, è forse ciò che più rimane impresso di questa preziosa raccolta, messa insieme con intelligenza e passione da Adriano Silingardi, fotografo e conoscitore, che siamo orgogliosi di avere accolto,  seppur temporaneamente, in uno dei più prestigiosi musei genovesi.


Elisabetta Papone

Direttrice Centro di Documentazione per 

la Storia, l'Arte, l'Immagine di Genova


La lettera del capo dello Chef du Cabinet Européen con cui si certifica che lo studio Fiorillo frères può fregiarsi del titolo di Photographes de S.A. Le Khédive. E' l'unico documento che cita la denominazione. "Fiorillo frères".
Un certificato di nazionalità italiana rilasciato a Federico Fiorillo fu Luigi nel 1925 da cui si nota che era nato ad Alessandria ma domiciliato a Napoli.
Una lettera di Federico Fiorillo, datata 27 novembre 1936, con la quale si lamenta con l'AGFA per l'aumento del prezzo delle pellicole ordinate.

Luigi Fiorillo, the adventurous photographer from Alexandria in Egypt

The fate of many photographers who work in Africa and the Middle East in the 1800s is to be known and remembered for their work but not for their personal lives; of some we barely know the name and the place where they lived, but no city of birth or significant dates, we do not know the families, we do not know why they chose to be photographers, we do not know the life path that led them in many cases from Europe to cross seas and deserts to open a studio in Luxor, Aswan, Damascus or Constantinople. Very little is known about Luigi Fiorillo's personal life. We know for sure that he is Italian (but the date and place of birth are unknown to date) and is active in the second half of the 1800s (from around 1870) in Egypt, Palestine and, later, Eritrea. It is certain that around 1870 Luigi Fiorillo arrives in Egypt and settles in Alexandria where he opens a studio. In 1871 he exhibited his photographs for the first time in Naples (his possible city of origin, even if someone wants him from Veneto). Luigi died in 1898 but already around 1890 the Alessandria studio changed its name and was called L. Fiorillo & Fils; then the son Federico enters the firm, who continues even after the death of his father. The firm's activities are traceable until around 1920. Luigi Fiorillo's professional and human curiosity leads him to systematically resume the life of the cities, the trades and the monuments. Not unlike his most famous colleagues of the time (the Bonfils, the Sébah, the Zangaki brothers) he accumulates a large amount of slabs, helping to create a visual encyclopedia of his time. In his catalog we even find a series of portraits of Dragomanni, the guides who accompanied the merchants or the first adventurous tourists; obviously work on commission, advertising! The fact that Fiorillo settles in Alessandria is certainly not accidental, the city is beautiful and vital, the job opportunities are many. In 1798, at the arrival of Napoleon's expedition, Alexandria was a small town of just six thousand inhabitants; the tumultuous development of the city coincides with the period of government of Mohamed Ali (1769-1849), which begins in 1805. Mohamed Ali believes in the modernization of Egypt and turns to the West for the necessary technology and skills; Alexandria thus gradually becomes a crossroads of experiences, peoples and cultures, an extraordinary varied world of tolerance and knowledge. Alexandrian citizens are cosmopolitan, quick in business and entertainment, cultured and polyglot. Dozens of newspapers of different languages ​​are published in the city, bourgeois families travel abroad and import new fashions and languages ​​into the city. The city witnesses the arrival of many photographers who open important studios in the city, including the Atelier Ehram, A.Borgiotti, Spiro Caruana, N.Fettel, H.Léon, Andreas Reiser and many others. In this city quivering with life and trafficking an enterprising man like Luigi Fiorillo finds his habitat. Having started the study, having had the first career satisfactions, he begins to look around; city ​​life is no longer enough for him, the Near East calls, behind Egypt all Africa asks to be traveled, and Luigi does not lose his chances; he leaves his wife to take care of the study in Alexandria and travels throughout the Middle East, Palestine, Egypt and Sudan documenting with passion everything he encounters. In 1881 Luigi Fiorillo made a reportage on the revolt of the Egyptian army and in 1882 he one of the very few westerners to remain in Alexandria in Egypt during the naval bombing of the British (July 1882). Fiorillo systematically photographs the fortifications, the dead, the streets and the monuments destroyed by the bombs. Luigi Fiorillo collected images of the tragic consequences of the British bombing of 11 July 1882 and the unrest of the following three days in an album entitled, not without a hint of cynicism, "Souvenir d'Alexandrie: Ruines, 1882". Some of these photographs are present in the photo library and reproduced on the left of the page. The album contains fifty photographs, some macabre photos taken by Luigi on the battlefield of Tell-El-Kibir (13 September 1882) are also known, where the English army definitively defeated the Egyptian troops after the bombing in July 1882 and the disembarkation in Alexandria three days later. The time has come for travel to East Africa following the colonial expeditions of the Italian army, during which Fiorillo performs some significant reports. In particular, we know his photos of the expedition of General Alessandro Asinari, count of San Marzano, made between 1887 and 1888 to regain lost ground after the terrible defeat of Dogali. Fiorillo writes a plea to Francesco Crispi, Prime Minister in 1888, in which (speaking in the third person) he says - “Few are the photographers who could win, for such a job, the climate, contrary to photographic operations, and the desert, that he knew, during twenty years of hard work, to separate, always obtaining excellent results ". Fiorillo's words on the difficulties of the trade in the desert are understood in the light of the techniques used at the time, such as the use of wet collodion plates; the process requires that the glass plates are sprinkled with sensitive gelatin and exposed before the compound dries. It is evident the difficulty of preparing a large number of large slabs working in the desert between sand and dust at very high temperatures! At the end of the 1980s, his son F. Fiorillo actively participated in the life of the studio, diversifying his activities, including in the publishing field. The Fiorillo often collaborate with some colleagues, for example they provide prints to Felix Bonfils for his publication, "Nazareth et ses environs".

At the end of the 80s, probably after the death of his father, Federico also took his place as a partner of A.Marques and opened a new studio in Aswan, to document the work of the great barrier on the Nile and also to accommodate tourist flows emerging; the studio is called "Marques & Fiorillo photographers & editors, Aswan". The industrial activity of the company at the turn of the century includes, in addition to photographs, also the production of cartes postales; the series of postcards published by F. Fiorillo or Fiorillo & Marques cover Egypt, Sudan, Greece, in particular the Dodecanese, where Federico moves.