Bonfils
Albumen printing in the sunlight on the terrace of the Bonfils studio
Bonfils was one of the first photographers to edit a catalog of his prints
Una famiglia al servizio della fotografia.
I vecchi edifici della Harvard University sono pervasi da un fremito, l’anno accademico è agli inizi. Una timida pioggia bagna i tetti e i prati, qualche studente passa veloce rasente ai muri di mattoni. Un boato improvviso scuote il complesso e atterrisce personale e studenti. Una bomba è esplosa in un seminterrato. La deflagrazione non provoca danni gravissimi e non ferisce nessuno. Tra i primi ad accorrere sul luogo dello scoppio con il cuore in gola c’è il dottor Gavin Carney, uno dei curatori del Harvard Semitic Museum. L’Istituto era stato fondato nel 1889 per fornire una migliore conoscenza della storia e della civilizzazione del Medio Oriente. Nel 1970 la maggior parte del museo, comprese le collezioni dei Sumeri, dei Palestinesi, dei Ciprioti, era stata relegata nel seminterrato e i suoi spazi adibiti ad altri scopi. Mentre si aggira con i suoi studenti tra le rovine il professore nota in mezzo ai calcinacci una quantità di scatole color cremisi coperte di polvere. Nelle scatole trova migliaia di fotografie, diapositive e stampe stereoscopiche del medio e vicino Oriente, scattate in un periodo compreso tra la seconda metà dell’800 e l’inizio del ‘900. Acquisite dal Harvard Semitic Museum a cominciare dal 1892, le fotografie erano state a lungo dimenticate. Gli attentatori, forse due studentesse radicali, volevano protestare contro la collaborazione dell’Università con il Centro per gli Affari Internazionali, voluta da Henry Kissinger, già studente di Harvard. Il progetto a cui si sta lavorando è la defoliazione delle giungle del Vietnam, oggetto in quegli anni di un violento attacco da parte delle forze armate americane. Tra il materiale fortunosamente ritrovato, oltre a immagini anonime o firmate da vari fotografi, vi sono anche 800 stampe all'albumina di grande formato firmate Bonfils. Torna così all'attenzione degli studiosi il lavoro di uno dei grandi precursori della fotografia, in particolare uno dei dimenticati, al contrario di altri più fortunati le cui imprese erano conosciute e la cui opera abbondantemente diffusa.
I Bonfils sono oggi i fotografi del vicino oriente più conosciuti in tutto il mondo, grazie alla loro vastissima produzione e all'abilità commerciale e di marketing. Il loro lavoro presenta una varietà di forme tale da piacere e interessare tutti, svariando dai classici panorami alle scene bibliche, dai ritratti etnografici alle immagini sottilmente erotiche di donne orientali. Félix, il capostipite, aveva un occhio differente rispetto agli altri e, almeno all'inizio, un approccio all'immagine più ingenuo e meno commerciale. Egli cominciò a fotografare soprattutto monumenti e paesaggi, mentre la moglie Lydie, a causa delle limitazioni culturali vigenti a Beirut sul lavoro femminile e delle conseguenti difficoltà nel muoversi all'aperto, si concentrava sui ritratti in studio. Più tardi, il loro figlio Adrien viaggerà sul campo ed unirà entrambi i loro talenti riprendendo fotografie della gente nel suo ambiente quotidiano. Fu Adrien infatti ad imbarcarsi nell'ambizioso progetto di fotografare tutto ciò che nel medio Oriente andava trasformandosi sotto la spinta della ferrovia, delle strade e del turismo. Nonostante ciò la famiglia Bonfils scomparve dalla storia della fotografia fino al momento in cui Gavin Carney e il suo staff cominciarono a scavare nella storia della famiglia. Nessuno ricordava più i fotografi Bonfils a Beirut dove ebbero lo studio, ma neppure nel loro paese d’origine, Saint Hippolyte in Francia. Neanche la Evangelical Library vicino a Saint Hippolyte, dedita alla raccolta delle biografie dei personaggi locali o i più anziani stampatori e fotografi della regione conservavano un ricordo dei Bonfils. Alla morte di Felix, nel 1885, non fu pubblicato nei giornali locali nessun necrologio o altra notizia. Oggi, grazie alle ricerche incrociate di molti studiosi, sappiamo molto di più sulla famiglia Bonfils.
Félix Bonfils nacque a Saint-Hippolyte-du-Fort in Francia nel 1831 (morirà nel 1885) da David Bonfils, un tornitore in legno, e Sophie Berne. La loro storia incrocia la storia della fotografia nel 1860, quando la famiglia parte per il Libano alla spicciolata. Il primo fu Felix; egli aveva in patria un’attività di rilegatura di libri, ma nel 1860 si unì alla spedizione del Generale d'Hautpoul che partiva per il Medio Oriente per porre fine ad una disputa armata tra Cristiani e Drusi. Felix cominciò a fotografare durante la spedizione e continuò dopo il suo ritorno dal Libano. Quando suo figlio Adrien (1861 – 1929) si ammalò, forse di malattie all'apparato respiratorio, Felix si ricordò le fresche e salubri colline attorno a Beirut e lo mandò a trascorrervi la convalescenza, assieme alla madre, Marie Lydie Cabanis, nata nel 1837 e sposata il 27 agosto 1857 (morirà nel 1918). Ella tornò entusiasta del Medio Oriente, gettando così le basi per il futuro che li attendeva.
Felix riuscì a costruire un’azienda fotografica con agganci al Cairo, Alessandria, Parigi e Londra, nonché a Beirut e ad Ales, la base dei Bonfils in Francia. Era un uomo pieno di iniziativa e decise di provare a impiantare in Libano una azienda fotografica. Sebbene sembrasse all'epoca una cosa balzana, l’impresa riuscirà bene; nel 1867, la famiglia Bonfils (c’era anche la figlia Félicité Sophie, nata il 18 settembre 1858), arrivava a Beirut e pochi anni più tardi Felix poteva vantare i risultati del suo sbalorditivo lavoro nel suo studio nel quartiere di Bab el Driss: 15.000 stampe di Egitto, Palestina, Siria e Grecia, e 9.000 immagini stereoscopiche.
Nel 1872 Felix pubblica da Ducher un album di 100 foto del Vicino Oriente. Nel 1876 rientra ad Alès e inizia la pubblicazione di una serie di cinque album, Souvenir d'Orient e, nel 1878, ottiene una medaglia all'Esposizione universale di Parigi. Nel 1882 fotografa le conseguenze del bombardamento inglese di Alessandria d'Egitto.
Il secondo fotografo della famiglia Bonfils fu il figlio Adrien. Nato a Ales nel 1861, Adrien aveva sei anni quando la famiglia si trasferì definitivamente a Beirut. Come suo padre fece il servizio militare – come brigadiere in un reggimento di cavalleria in Algeria – ma alla morte di Felix nel 1885, egli ritorna a Beirut per prendere in mano l’azienda di famiglia.
Nel frattempo nella famiglia Bonfils si delineava e cresceva il ruolo del terzo fotografo: Lydie Cabanis Bonfils, moglie di Felix e madre di Adrien. Su alcune foto del volume di Manning, del 1874, “Palestine lllustrated by Pen and Pencil”, si trova la firma "Madame Bonfils of Beyrout". Lydie, a quanto pare, aveva deciso che mescolare l’albumina nello studio di famiglia non era gratificante. Lavorò quindi nello studio, continuando anche per alcuni anni dopo che il figlio abbandonò l’azienda agli inizi del ‘900, per occuparsi di un soggiorno termale da lui progettato sulle montagne del Libano. Fu aiutata in laboratorio da tre assistenti: Rombeau, Sabounji e Hakim. Lydie continuò a pubblicare il catalogo delle sue opere sino a che la Prima Guerra Mondiale non la costrinse ad abbandonare Beirut e a porre fine alla prolifica produzione di questa straordinaria famiglia; essa lasciò l’attività nelle mani di Abrahma Guiragossian, un fotografo di origine armena. Quando Lydie Bonfils deve lasciare Beirut nel 1916, fu evacuata sul ponte della U.S.S. Des Moines.
La catalogazione dell’opera
Uno dei primi estimatori e collezionisti delle fotografie dei Bonfils fu David Gordon Lyon, curatore del Harvard Semitic Museum di Cambridge, Massachusetts, fondato nel 1899 per acquisire conoscenze approfondite sulla storia e le tradizioni del popolo semita. Lyon comincia quindi a raccogliere manufatti del medio Oriente nonché documenti e immagini, particolarmente le fotografie di Bonfils. Il suo desiderio era di raccogliere tutte le foto dei Bonfils; riuscì a catalogarne circa la metà. Adrien Bonfils stesso ha pubblicato tre cataloghi che presentano 1684 fotografie, organizzate in nove gruppi comprendenti: Basso e Alto Egitto, Palestina, Siria, Anatolia e Grecia. In più c’era una serie di 25 "panorami" consistenti di due o più foto che, accostate tra loro, mostravano vaste vedute del Cairo, Jaffa, Gerusalemme, Betlemme, Damasco e, naturalmente, Beirut. Le serie erano arricchite da una selezione di viste e costumi dell’Egitto, della Palestina e della Siria.
Le foto dei Bonfils non sono particolarmente rare: esistono grandi collezioni pubbliche e private e le stampe possono essere abbastanza facilmente reperite sul mercato. La catalogazione eseguita da Fototeca ha messo in luce la struttura del lavoro dei Bonfils, senza poter, se non per via cronologica, attribuire la maggior parte delle foto a uno dei componenti della famiglia. La maggior parte dei negativi è infatti marcata semplicemente Bonfils, alcuni invece sono marcati A. Bonfils, Collection des vues d'Orient, A. Bonfils, Beyrouth, Syrie. Oppure, negli anni successivi al ritiro, A. Guiragossian, Successeur de L. Bonfils, Beyrouth, Syrie. La "L" indicava Lydie Bonfils, madre di "A" Adrien Bonfils.
Il corpus dei negativi dei Bonfils può essere catalogato seguendo la formazione di alcuni gruppi fondamentali e ben distinti, identificabili con alcune campagne fotografiche documentate e databili con una certa sicurezza. Molte riprese invece sono state numerate seguendo un criterio casuale che vede mischiati soggetti e luoghi differenti. Molti numeri sono stati utilizzati due o più volte, di solito per serie differenti o forse per ristampe successive.
Da alcuni cataloghi originali possiamo verificare che dello stesso soggetto venivano vendute sia le stampe all'albumina (cm.24 x 30) che le lastre in vetro per proiezione con le lanterne magiche (cm.8.5 x 10); in alcuni casi il numero di catalogo era lo stesso, in altri invece cambiava. Tutto ciò complica notevolmente il lavoro del ricercatore…
Nella tabella successiva si può vedere una sintesi abbastanza convincente di questo lavoro. La numerazione di ciascuna serie è arrotondata, non avendo spesso dati più precisi.
negativi Luoghi Soggetti
1-300 Egitto, Palestina, Siria monumenti e paesaggi, rare figure300-830 Baalbek Monumenti e vedute380-4001321-1327 Palmyra Monumenti e vedute400-439783-809 Damasco Monumenti e vedute480-490 Beiruth Monumenti e vedute510-551 Atene Monumenti e vedute570-780 Vari Figure, personaggi, mestieri831-9641015-10701190-12451295-1320 Palestina Monumenti e vedute979-991 Amman Monumenti e vedute992-1014 Jerash Monumenti e vedute1085-11901350-1460 Il Cairo Monumenti e vedute
A family at the service of photography.
The old buildings of Harvard University are pervaded by a shudder, the academic year is starting. A shy rain bathes the roofs and meadows, some students pass quickly close to the brick walls. A sudden roar shakes the complex and terrifies staff and students. A bomb went off in a basement. The explosion does not cause serious damage and does not injure anyone. Dr. Gavin Carney, one of the curators of the Harvard Semitic Museum, was among the first to rush to the scene of the outbreak with his heart in his throat. The Institute was founded in 1889 to provide better knowledge of the history and civilization of the Middle East. By 1970 most of the museum, including the Sumerian, Palestinian, and Cypriot collections, had been relegated to the basement and its spaces for other purposes. As he wanders with his students in the ruins, the professor notices among the rubble a quantity of crimson-colored boxes covered in dust. In the boxes you will find thousands of photographs, slides and stereoscopic prints of the Middle and Near East, taken in the period between the second half of the 19th century and the beginning of the 20th century. Acquired by the Harvard Semitic Museum beginning in 1892, the photographs had long been forgotten. The attackers, perhaps two radical students, wanted to protest against the collaboration of the University with the Center for International Affairs, wanted by Henry Kissinger, a former Harvard student. The project being worked on is the defoliation of the jungles of Vietnam, the object of a violent attack by the American armed forces in those years. Among the material fortunately found, in addition to anonymous images or signed by various photographers, there are also 800 large format album prints signed by Bonfils. Thus the work of one of the great precursors of photography, in particular one of the forgotten, returns to the attention of scholars, as opposed to other more fortunate ones whose exploits were known and whose work was widely diffused.
Bonfils are now the best known photographers from the Near East all over the world, thanks to their vast production and commercial and marketing skills. Their work presents a variety of forms that will please and interest everyone, ranging from classic panoramas to biblical scenes, from ethnographic portraits to subtly erotic images of oriental women. Félix, the progenitor, had a different eye than the others and, at least at the beginning, a more naive and less commercial approach to the image. He began to photograph mainly monuments and landscapes, while his wife Lydie, due to the cultural limitations in Beirut on female work and the consequent difficulties in moving outdoors, concentrated on studio portraits. Later on, their son Adrien will travel on the field and join both their talents by taking pictures of the people in his daily environment. In fact, it was Adrien who embarked on the ambitious project of photographing everything that was changing in the Middle East under the pressure of the railway, roads and tourism. Despite this, the Bonfils family disappeared from the history of photography until the time when Gavin Carney and his staff began to dig into the history of the family. Nobody remembered the Bonfils photographers in Beirut where they had their studio, but not even in their home country, Saint Hippolyte in France. Even the Evangelical Library near Saint Hippolyte, dedicated to the collection of biographies of local characters or the older printers and photographers of the region did not retain a memory of the Bonfils. After Felix's death in 1885, no obituary or other news was published in local newspapers. Today, thanks to the cross research of many scholars, we know much more about the Bonfils family. Félix Bonfils was born in Saint-Hippolyte-du-Fort in France in 1831 (he died in 1885) to David Bonfils, a wooden turner, and Sophie Berne. Their story crosses the history of photography in 1860, when the family leaves for Lebanon in dribs and drabs. The first was Felix; he had books binding at home, but in 1860 he joined the expedition of General d'Hautpoul who was leaving for the Middle East to end an armed dispute between Christians and Druze. Felix began photographing during the expedition and continued after his return from Lebanon. When his son Adrien (1861 - 1929) fell ill, possibly with respiratory diseases, Felix remembered the fresh and healthy hills around Beirut and sent him to spend the recovery there, together with his mother, Marie Lydie Cabanis, born in 1837 and married on August 27, 1857 (she will die in 1918). She returned enthusiastic to the Middle East, thus laying the foundations for the future that awaited them.
Felix managed to build a photographic company with connections in Cairo, Alexandria, Paris and London, as well as in Beirut and Ales, the Bonfils base in France. He was a man full of initiative and decided to try to set up a photographic company in Lebanon. Although it seemed like a matter of course at the time, the venture will be successful; in 1867, the Bonfils family (there was also their daughter Félicité Sophie, born on September 18, 1858), arrived in Beirut and a few years later Felix could boast the results of his stunning work in his studio in the Bab el Driss neighborhood: 15,000 prints from Egypt, Palestine, Syria and Greece, and 9,000 stereoscopic images.
In 1872 Felix published an album of 100 photos from the Near East by Ducher. In 1876 he returned to Alès and began the publication of a series of five albums, Souvenir d'Orient and, in 1878, he obtained a medal at the Paris Universal Exposition. In 1882 he photographed the consequences of the English bombing of Alexandria in Egypt.
The second photographer of the Bonfils family was his son Adrien. Born in Ales in 1861, Adrien was six years old when the family moved permanently to Beirut. As his father did his military service - as a brigadier in a cavalry regiment in Algeria - but on Felix's death in 1885, he returned to Beirut to take over the family business.
In the meantime, the role of the third photographer was emerging and growing in the Bonfils family: Lydie Cabanis Bonfils, Felix's wife and Adrien's mother. On some photos of the Manning volume of 1874, "Palestine lllustrated by Pen and Pencil", there is the signature "Madame Bonfils of Beyrout". Lydie apparently decided that mixing albumin in the family study was not rewarding. He then worked in the studio, continuing for a few years after his son left the company in the early 1900s, to take care of a spa stay he designed in the mountains of Lebanon. She was helped in the laboratory by three assistants: Rombeau, Sabounji and Hakim. Lydie continued to publish the catalog of her works until the First World War forced her to abandon Beirut and end the prolific production of this extraordinary family; it left the business in the hands of Abrahma Guiragossian, a photographer of Armenian origin. When Lydie Bonfils was to leave Beirut in 1916, she was evacuated to the U.S.S. bridge. Des Moines.